Il decreto sicurezza rischia di far tornare l’accoglienza indietro di anni

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Scrive il manifesto: “Il decreto sicurezza rischia di far tornare l’ accoglienza indietro di anni, quando c’ era una concentrazione di immigrati solo in alcune comunità”. A lanciare l’allarme sulle conseguenze del provvedimento voluto dal ministro Salvini è stato ieri il presidente dell’ Anci Antonio Decaro in un incontro con il presidente della camera Roberto Fico. «Per noi chiudere gli Sprar significa fare un passo indietro – ha detto Decaro- e rischiamo di avere una concentrazione di migranti all’ interno di comunità piccole con problemi di accoglienza e di integrazione che possono sfociare in tensioni sociali».

Il Corriere di Bologna titola “Da Merola a Pizzarotti il fronte dei sindaci contro studia le contromosse”, riportando le posizioni di molti sindaci contrari al decreto Immigrazione, come il sindaco di Ravenna Michele De Pascale (e presidente dell’Anci dell’Emilia Romagna), si prepara a tirarsi fuori dalla cogestione dei Cas: «Faremo fatica a compartecipare a un modello che non condividiamo». O il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, di Reggio Emilia Luca Vecchi: “un decreto che sembra orientato a investire soprattutto sulla crescita della percezione di insicurezza. Perché smantella una delle cose che meglio hanno funzionato, cioè il sistema di accoglienza diffusa degli Sprar, mentre apre la strada a grandi concentrazioni di migranti, che non miglioreranno i livelli di sicurezza»

Sul Corriere del Veneto la presidente dell’Anci Veneto Maria Rosa Pavanello: “La nostra preoccupazione è che se i soldi finiscono dovranno essere i Comuni a trovarli e non ne hanno. La pazienza dei sindaci è finita, già ci siamo ritrovati a dover gestire un’ emergenza non di nostra competenza, non vorremmo che questo impegno si aggravasse maggiormente. La decurtazione dei finanziamenti mette a rischio il progetto Sprar, l’ unico in grado di garantire l’ inserimento lavorativo dei migranti, che se perderanno l’ impiego transiteranno nei Servizi sociali, sempre a carico dei Comuni. E poi se ci si limiterà a garantire loro vitto e alloggio, ci ritroveremo gente in giro a bighellonare senza fare niente tutto il giorno. E non piace a nessuno, è un pericolo.”

Sul Corriere di Romagna: È preoccupata «per i possibili, ingentissimi, tagli ipotizzati dal Governo al sistema dell’ accoglienza, e in particolare al Fondo minori e al fondo che finanzia lo Sprar», Gloria Lisi, assessore alla Protezione sociale del Comune di Rimini. In città, spiega, al momento sono circa 38 gli adulti inseriti nei programmi Sprar e 16 i minori, che vanno ad occupare quasi la totalità dei posti disponibili nel comune (40 per gli adulti e 18 per i minori). A Rimini, però, aggiunge, il sistema ha funzionato, basandosi «su una governance efficace, con la regia degli enti locali e della Prefettura, con il coinvolgimento di realtà del terzo settore ben presenti e radicate sul territorio». Insomma, per Lisi è un sistema «rodato», che prevede l’ inserimento attivo degli ospiti nelle comunità in cui sono inseriti, attraverso lo studio della lingua italiana, tirocini e periodi di lavori socialmente utili.” L’ esperienza riminese dello Sprar, ribadisce, «ha visto ragazzi arrivati giovanissimi in Italia oggi impegnati in esperienze lavorative socialmente utili», grazie a un percorso mirato, «imparando prima di tutto la linguae seguendo poi dei corsi di formazione professionale. Ragazzi che gradualmente entrando a far parte della comunità, dei quartieri in cui vivono». Da qui il giudizio «negativo e preoccupato che condivido con quello di tanti altri territori e amministrazioni con cui mi sono confrontata». La speranza di Lisi è che il Governo torni indietro, «magari ascoltando e valorizzando le tante positive esperienze locali portate avanti quotidianamente datanti territori, compreso il nostro».

Su Settegiorni (Legnano): La maggioranza di Canegrate difende il  sistema Sprar, Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiatii. Lo ha ribadito forte e chiaro durante il Consiglio comunale di mercoledì 7 novembre quando ha proposto un ordine del giorno per difendere appunto questa modalità di accoglienza dei migranti.Il sindaco Roberto Colombo, che più volte durante si è dichiarato totalmente a favore del modello Sprar: «Il nostro ordine del giorno riguarda fondamentalmente le questioni di pertinenza dei Comuni e soprattutto il sistema dello Sprar, ossia il sistema più onesto e che funziona di più (nel quale è tra l’ altro obbligatorio l’ insegnamento dell’ italiano). Perchè allora questo sistema è il più colpito? Evidentemente c’ è dietro la volontà di rendere più difficile la permanenza di queste persone. Più irregolari abbiamo in strada, più la gente ha paura, più si fa campagna elettorale. Non sono d’ accordo come sindaco, ma anche come cittadino».

Scrive Paolo Bonetti su ilsole24ore.com che i “Cas hanno standard inadeguati rispetto a quelli m inimi previsti dalla direttiva europea sull’accoglienza dei richiedenti asilo. Ciò comporta il rischio dell’avvio di una procedura di infrazione contro l’Italia, anche perché già da anni gli uffici della Commissione   europea avevano richiesto un potenziamento e non già un indebolimento dei servizi di accoglienza.”

Su redattoresociale.it Filippo Miraglia (Arci): La “fine della mangiatoia – sottolinea ancora Miraglia – la si poteva ottenere spostando l’ accoglienza tutta nel sistema pubblico degli Sprar, diffuso, trasparente con una rendicontazione analitica dettagliata. Ora invece si produrrà il contrario: e le persone resteranno parcheggiate, a bivaccare nei centri, senza prospettive di inserimento”

Scrive il Venerdì di Repubblica, in un articolo intitolato “Lo Sprar funziona, meglio chiuderlo subito”: “Gli Sprar sono gestiti dai Comuni secondo quanto previsto dall’ accordo firmato tra Anci e Viminale con lo scorso governo, quando l’ indirizzo fu quello di trovare posto ai migranti in piccole strutture private sparse in centri grandi e piccole e gestite dai Comuni. Con una percentuale definita, 3 per mille: tre migranti ogni mille abitanti. Strutture gestite dai Comuni, con scuola, corsi di formazione, lezioni di lingua, percorsi di inserimento lavorativo. In una parola integrazione. Quella che adesso il governo Conte ha deciso di tagliare.

In un intervista su Avvenire, il senatore M5S De Falco all’obiezione del giornalista Angelo Picariello “ Le ricordano che il decreto sicurezza è nel contratto di governo.”, risponde: “Certo. Ma bisogna leggerlo bene. In materia di immigrazione, per esempio, intende «superare l’ attuale sistema di affidamento a privati dei centri e puntare ad un maggiore coinvolgimento delle istituzioni pubbliche». Smantellando gli Sprar non si fa esattamente il contrario?
Sul Quotidiano della Calabria: «Dal decreto Sicurezza e Immigrazione deriveranno soltanto maggiore insicurezza sociale per gli italiani, causata da una popolazione migrante già presente in Italia che diverrà invisibile, e soprattutto maggiori costi su un bilancio dello stato che già oggi non è in grado di dare risposte adeguate agli italiani in forte difficoltà economica». E’ questa la posizione, unanime, espressa dal Comitato Reti Sprar della Provincia di Crotone in un incontro svoltosi ieri nella sala Borsellino della Provincia di Crotone, per analizzare il decreto che porta la firma del ministro dell’ Interno, Matteo Salvini.

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